"BAD BOY BUBBY" (1993), REGIA DI ROLF DE HEER

22.03.2014 02:28



"Bad Boy Bubby".
Un romanzo cinematografico. Una pillola dall'intriso potere introspettivo e le più intense emozioni; e chiedo venia se il mio gusto soggettivo mi spinga a parlarne in tal modo.
Tralasciando l'introduzione da gran duca ... gran film, ragazzi. Seriamente, un gran film.
Premetto che tenterò in ogni modo di sintetizzare i concetti più importanti in una recensione, spero, più snella; ma questo mio risparmiarmi, sappiatelo, è assai arduo: non ho mai visto un cocktail così ben concentrato e OMOGENEO.
Velocemente la trama: Bubby (Nicholas Hope) è un 35enne con qualche problema a livello sociale e disciplinare, a causa della situazione familiare (unico, la madre - Claire Benito) che non gli ha consentito la giusta educazione. La madre tratta il figlio esattamente come un bambino, riuscendo a sottometterlo a proprio piacimento; Bubby, però, ha un'adorazione forte per la genitrice, e non batte ciglio.
A complicare le cose, ci sarà l'inaspettata entrata in scena di un padre (Ralph Cotterill), falso-prete scomparso per 35 anni dalla casa familare e ora in fase di abbordaggio. Bubby trova difficoltà a socializzare con il suo vecchio, a cui, tra l'altro, non sembra importare nulla del figlio, e ,anzi, si diverte con la ritrovata moglie e le ritrovate pulsioni ormonali. La faccenda si fa stretta, ed il nostro uomo-bambino arriva perfino ad uccidere i propri genitori (con una certa inconsapevolezza infantile). Di qui in poi, Bubby uscirà per la prima volta di casa, dopo ben 35 anni, vagando per un mondo che non ha mai visto; ed è questo, signori, il punto in cui inizia il film.
Il personaggio di Bubby è una costruzione geniale e, al contempo, carismatica, a suo modo; quest'ultimo è quasi 40enne, ma ha la mente di un infante, ed è nella cosiddetta fase "spugna", ovvero il momento in cui un bambino interagisce con il mondo ... e apprende. Questo porta lo spettatore ad immergersi nel graduale cambiamento del protagonista, in una tavolozza di episodi significativi. Ci accorgiamo dell'influenza totale che il sistema abbia su Bubby: esso sembra schiacciarlo, non dargli tregua, che non gli dia il tempo d'imparare come funzioni. L'atto di uccidere i propri genitori, immerso nella più totale inconsapevolezza, è, al contempo, il lasciapassare per una nuova dimensione, che finora non era riuscito nemmeno ad immaginare. Per le strade, il nostro protagonista vuole suoni, colori, forme ... afferrare ogni nuova sensazione e farla sua. Ogni persona che incontri, ogni espressione che senta, ogni luogo che visiti, diventa suo bagaglio personale, che poi sfodera in ogni momento glielo consenta; lui diventa specchio di una società bieca e corrotta, in cui i pochi fasci speranzosi appaiono come fioche fiammelle nell'ombra.
Ed in questo mondo degno di sfiducia, solo una cosa lo salva: la musica; calda e appagante, colora e avvolge dolcemente il piccolo uomo, che intanto si scontra con la nuova personalità nata in lui: "Pop" (soprannome appartenente al padre), alter ego di Bubby e risultato del contatto tra esso e la società. L'intero film è forte e dolce allo stesso tempo, con un susseguirsi di scene che oscillano tra il raccapriccio e la commozione, tra le intense emozioni e i momenti più ironici. Abbiamo, inoltre, la sensazione che la pellicola sia un lento e ordinato approfondire di situazioni cronologiche, con una gradualità azzeccata, ma nemmeno questo è casuale: ben 32 direttori di fotografia vennero adoperati per ogni location, ed essi definirono perfettamente i contorni della sceneggiatura. Raramente ho visto film così intensi, ma al contempo fluidi e ben girati, perfettamente in grado di trasmettere la profondità morale degli eventi. Le scene drammatiche sono determinanti e spesso ansiogene, guidate da un cast ben scelto, vestiario compreso; inoltre troviamo un particolare sfondo sessuale che ci si propone più volte, ma sfondando ben altre pareti di moralismi inutili: quest'ultimo è un concetto che si propone in diversi momenti, a partire dal voler mostrare il lato feticista del povero Bubby, incastrato nei suoi 35 anni di reclusione con la madre dalle richieste più incestuose della donna; quest'ultime, probabilmente, atte a compensare l'assenza di un'attività sessuale costante nella propria vita.
Noi spettatori siamo coscienti di tutto questo: scene su scene apriranno nuovi orizzonti, e ci permetteranno di vedere il lato introspettivo degli avvenimenti, assorti dalle incredibili e differenti atmosfere che il film generi; concetti fondamentali verranno rivelati in momenti sacri del film, come l'incontro con la band, la situazione all'ospedale (molto apprezzabile, qui, la prova dell'attore protagonista), le conoscenze più singolari ... 
Tutto per sfociare in un finale totalmente inaspettato, un lieto fine che si fa "non-classico" nel suo essere classico, del tutto irregolare con le premesse che facevano preagire ben altra tipologia di film.
Inoltre, devo dire di aver apprezzato il doppiaggio italiano, con un Tonino Accolla inconfondibile e risolutivo nell'impegno per le scene drammatiche. Però, devo ammettere qualche perplessità sulla pellicola; mi rendo conto che qualche contenuto non sia esattamente alla portata di tutti, in quanto, alcune volte, si potrebbe andare incontro al ferire la sensibilità di una buona fetta del pubblico. Infatti, il girato presenta (anche se solo in qualche scena iniziale) alcune riprese mirate ad animali (ho provato un certo fastidio anch'io); in più, un probabile accanimento nei confronti della religiosità, che sembri assumere anche un ruolo fondamentale all'interno del film. Tuttavia, non voglio scoraggiarne la visione, parliamo di poche scene e brevi; estraniatevi, come ho dovuto fare anch'io.
Comunque sia: famiglia, legge, religione, musica ... questi argomenti dal valore simbolico sono tutti racchiusi in una pellicola unica nel suo genere; un lavoro ben svolto, studiato, e che non può non lasciare qualcosa allo spettatore. Credetemi, se vi parlo di quanto sia stato difficile scrivere questa recensione: ci sarebbe da parlarne ore, ma non potrei far altro che spoilerarne tutto il contenuto per poterne descrivere la forma.
Ovviamente, ragazzi, gustibus! Ognuno apprezzerebbe a suo modo; come al solito, per questa tipologia di film, ciascuno percepisce il suo sapore. Io, ve lo consiglio caldamente.

-BIANCO EUGENIO-

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